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Lettera aperta di Emanuela Carcano, presidente di Valore Italia Ass. Culturale

Ho accettato con piacere l’invito dell’Associazione Milano Vapore, del Presidente Giampaolo Berni Ferretti e del Dott. Andrea Vento e li ringrazio, per aver proposto a me e all’Associazione di cui sono Presidente, “VALORE ITALIA” di partecipare alla Festa della donna 2019 e introdurre, come testimonial, la ricorrenza dell’8 Marzo.

Per comprendere il valore e il significato di questa giornata è fondamentale conoscerne il passato perché senza questa conoscenza non possiamo capire l’oggi e agire per la costruzione del futuro.

Questo mi ha indotto ad alcune riflessioni che vorrei condividere con voi.

La Festa della Donna è tutto sommato una ricorrenza recente. E’ stata riconosciuta a livello internazionale dall’O.N.U. nel 1977. Anche se negli Stati Uniti esisteva già dal 1909. In Italia la prima festa risale al 1922, poi sospesa durante il Ventennio fascista per poi essere reintrodotta nel 1946 con il simbolo della mimosa. Il giallo è il colore che esprime forza, vitalità e gioia ma anche il passaggio dalla morte alla vita. Diventa così una metafora della rinascita in una condizione di parità tra uomo e donna.

Lo scopo dell’8 marzo è qullo di ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, che le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggi vittime in qualsiasi parte del mondo.

Nata da movimenti femministi di rivendicazione dei diritti delle donne – in particolare per il diritto al voto e alla parità dei sessi – trova la massima espansione in Italia negli anni Settanta con le rivendicazioni poi diventate leggi: parità di salario, divorzio (1970), legalizzazione dell’aborto (1978), libertà sessuale.

Nel corso dei decenni l’8 marzo si è riempito di contenuti e proprio per questo è stato a volte anche osteggiato o impedito, a tratti commercializzato o destituito di senso, ma anche, al contrario, ha visto la partecipazione delle masse.

Negli anni Ottanta, la violenza sessuale fu uno dei temi più sentiti in Italia. Lo stupro era considerato un reato contro la morale (moralità pubblica e il buon costume) e non contro la persona, ed è stato cosi fino al 1996.

Nei decenni successivi, il senso politico di questa data è rimasto un po’ nell’ombra. Spesso sono state proprio le donne a svuotare di significato l’8 marzo, relegandolo ad un momento per ricevere una mimosa e andare fuori con le amiche a cena o in qualche locale a divertirsi.

Nel 2017, una nuova vitalità e coscienza dei movimenti femministi, ha reso possibile per la prima volta uno sciopero globale. Hanno aderito circa 40 Paesi, anche molto distanti per cultura e condizione femminile. Milioni di donne di tutti i continenti hanno manifestato contro: la violenza di genere, il femminicidio, il machismo, le disuguaglianze.

Ma non basta!

Anche su altri temi dobbiamo continuare le nostre rivendicazioni.

È vero che c’è parità di salario ma come mai la donna guadagna meno dell’uomo? Pur lavorando tutto l’anno è come se iniziasse a lavorare a marzo! Sono in media 3.000 euro in meno, anche a parità di mansioni.

Le posizioni apicali nel lavoro e in politica sono occupate da uomini – in politica sono state introdotte le quote rosa per consentire alle donne di essere elette ma poi i ruoli strategici se li spartiscono gli uomini.

La donna svolge lavori per i quali non è pagata e non percepisce la pensione – penso al walfare familiare, alla carenza di asili nido, all’accudimento degli anziani.

Il tasso di occupazione femminile, ad oggi, è fermo al 49% contro una media UE del 62%.

Insomma la donna deve essere messa in condizione di rendersi indipendente economicamente, di decidere cosa fare nella propria vita e deve essere supportata dalle Istituzioni perché solo così può davvero dirsi compiuta l’uguaglianza tra i sessi.

Ricordando la Festa della Donna mi sono soffermata su un aspetto, tra i tanti, perché me ne occupo spesso come giornalista televisiva: la violenza esercitata sulle donne.

I dati ci dicono che:

1 donna ogni 3 giorni viene uccisa dal marito, dal fidanzato, dal convivente o da un ex. Nel 50% dei casi la donna aveva denunciato.  E’ proprio la coppia l’ambito più a rischio per la donna.

Il 31,5 % delle donne ha subito una qualche forma di violenza nel corso della propria vita: dalla violenza domestica allo stalking, dall’insulto allo stupro.

Questi maltrattamenti molto spesso sono l’anticamera del femminicidio che rappresenta l’atto estremo, l’atto finale dopo una serie di violenze fisiche e psicologiche.

Il modus operandi del carnefice è brutale e primitivo: con coltello e più volte, ripetutamente. Per alcuni uomini la donna è un oggetto da possedere, non accettano di essere rifiutati ne tantomeno lasciati.

Oltre alle donne vittime di violenza e femminicidio ci sono le vittime secondarie, i figli. 67 orfani nel 2017 – in età tra 5 e 14 anni

Che cosa hanno fatto le Istituzioni in questi anni e cosa fanno adesso?

E’ del 2013 la legge sullo stalking: è la prima legge che riconosce la violenza sulle donne come forma di violazione dei diritti umani e di discriminazione.

E’ del 2018 la legge sul femminicidio:

Diventa aggravante la relazione affettiva con la donna

Ulteriori provvedimenti sullo stalking…arresto obbligatorio in flagranza di reato…  introduzione del braccialetto elettronico…querela irrevocabile in caso di alto rischio…

Ma la risposta dello Stato resta comunque insufficiente.

Anche se le pene sono leggermente aumentate…

      I centri antiviolenza chiudono per mancanza di fondi

      L’educazione alla diversità e all’affettività è carente

      Ancora poche donne denunciano

      E troppo spesso quando denunciano, questa viene sottovalutata o viene sottovalutato il rischio che la donna sta correndo

C’è ancora tanta strada da fare! Se voi ci siete, io ci sono! Noi ci siamo e siamo VALORE ITALIA.

Proprio per onorare l’8 marzo, VALORE ITALIA supporta quest’anno, in Fabbrica del Vapore nello spazio “V&A-Vento&Associati” la mostra AMAMI di Bios Vincent.

Con “Amami” l’artista affronta i temi della violenza e della necessità di squarciare il silenzio di coloro che la subiscono.

Ecco le mie impressioni: la forza delle opere di Bios sta nella potente espressione della complessità che la donna manifesta e che l’artista ha profondamente compreso, restituendoci poi un  intreccio di forza e fragilità, di femminilità e maternità di grande impatto emotivo.

AMAMI è testimonianza di una sacralità che conserva la sua potente traccia anche quando l’essere umano la viola.

L’intento è quello di insinuare nelle coscienze un atto di riflessione, di memoria della ferita.